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LAGGIÙ NEL BAYOU

Scollinando nell’ultima settimana di viaggio, abbiamo salutato New Orleans con il cuore già gonfio di malinconia. Per tirarci su, siamo andati a caccia di alligatori (leggi: “ci siamo avventurati timorosi, sperando di non vederne neanche l’ombra”) nelle swamp, gli acquitrini paludosi del golfo della Louisiana. Una vegetazione mai vista, una giungla rigogliosa e allo stesso tempo stagnante, accompagnata da un coro insostenibile d’insetti e da versi d’animali misteriosi: non viene difficile immaginare spettri e zombie tra i rami cascanti, e neppure ammirare i pirati per il coraggio di vagabondare da queste parti!
Risalendo verso nord, costeggiando il Mississippi (che è davvero gigantesco come dicono), abbiamo visitato la piantagione di Oak Alley, vista in moltissimi film (tipo in Intervista col vampiro, era la magione di Louis cui poi viene dato fuoco) e perfettamente aderente all’immaginario dei latifondisti del sud che ci ha tramandato Via col vento.
Una sciura in abiti pseudo-ottocenteschi e con un accento del sud strascicatissimo ci ha fatto fare il giro della casa, che si è rivelata molto più piccola di quel che appare. A dare i brividi sono però le abitazioni degli schiavi ricostruite accuratamente sul retro della villa: quando la tizia raccontava addolorata della devastazione subita dalla casa durante la guerra di secessione, non siamo riusciti a empatizzare un granché.

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